SFRUTTARE LA FRUSTRAZIONE ( tratto da "PUOI CAMBIARE")

[--]è solo attraverso l’autentica insoddisfazione che si prende l’iniziativa”.
Krishnamurti
La prima storia riguarda una mia cliente che chiamerò Cristina. Le ho insegnato ad usare la frustrazione come spinta decisiva per attivare finalmente una svolta.
Riporto qui di seguito un frammento della nostra prima seduta:
Cristina: Il rapporto con il mio compagno non mi soddisfa abbastanza. Ho provato di tutto. Gli ho parlato in modo dolce. Poi gli ho detto le stesse cose in maniera dura e persino esasperata. L’ho addirittura minacciato di
andarmene. Ma nulla da fare! Anche sotto minaccia di venire lasciato non si è scomposto più di tanto. Tra noi il dialogo è a dir poco scadente. Sa cosa mi dice ? Sa quali sono le sue frasi più carine? Sono queste qui: “Ma cosa vuoi da me?”, “Lasciami stare!”, “Che palle che sei”, “Si vede che non hai pensieri seri per la testa”. Insomma, con il mio compagno c’è poco dialogo, poca affinità. Si sforza pochissimo per comprendere e soddisfare i miei bisogni Anche il sesso non va per nulla come vorrei che andasse.
So che dovrei lasciarlo, ma questo è il mio grande dramma. Non ci riesco. So che il nostro rapporto è un rapporto frustrante, so che non va. Ma non riesco lo stesso a scrivere la parola fine. Mi può aiutare lei dottor Alfano?
Alfano : Per prima cosa smetti di focalizzare l’attenzione sul rapporto.
Cristina: Cioè? Dove la devo mettere?
Alfano : Tu dici che il rapporto è frustrante. Ti focalizzi sul rapporto. Sposta invece l’attenzione su di te. Continui a parlare del rapporto come se fosse un’entità vivente. Devi smetterla. In realtà, il rapporto, è solamente un’entità astratta. Un modo di chiamare lo stare insieme di te e del tuo compagno.
Ma io sinceramente me ne frego del rapporto. Tu dici che il rapporto è frustrante. Ma a me non interessa che il rapporto sia vittima di frustrazione. Anzi non credo che un’entità astratta possa soffrire di qualcosa, men che meno di frustrazione. A me importa di te Cristina. E a te? A te importa di te stessa?
Cristina: Si. Certo che si.
Alfano: Ebbene, allora sposta l’attenzione su di te. Vedi le cose per quello che sono. Sei tu la vittima della frustrazione. Sei tu quella che ci sta perdendo.
Prova a ridirmi di nuovo il tuo problema in questi termini, per favore.
Cristina: Va bene. Provo a dirlo meglio: col mio compagno io mi sento alquanto insoddisfatta.
Alfano: Ancora più onesta ti voglio. Come ti senti sinceramente ? Abbastanza insoddisfatta?
Cristina: Beh, penso di si.
Alfano: Non ti senti peggio di così? Sicura che non ti senti molto insoddisfatta? Da quello che mi hai raccontata dovresti.
Cristina: Così su due … non so rispondere.
Alfano: Vedi qual è il problema? Non sai rispondere. Questo è il problema. Eppure è una cosa che riguarda la tua vita, mica quella di qualcun altro.
Spesso noi, nella profondità del nostro essere, soffriamo parecchio. Eppure, a livello conscio, non ne siamo pienamente consapevoli. C’è come uno scollegamento tra le reali emozioni di malessere che proviamo e quelle che ci concediamo di percepire a livello consapevole.
Facciamo così per cercare di soffrire di meno. Ma in realtà ci mettiamo in una condizione altamente svantaggiosa. Sì, perché il dolore c’è comunque. Anche se non ci concediamo di sentirlo, il dolore continua ad agitarsi nei sotterranei della nostra coscienza. Noi semplicemente ci anestetizziamo ad esso. Metaforicamente voltiamo lo sguardo da un’altra parte. Ma questo ci porta solo ad un risultato: il dolore non sarà mai percepito con tanto fastidio da spingerci a cercare una soluzione; di conseguenza, il dolore resterà a lungo dentro di noi, a volte per sempre.
Tu non vuoi che questo accada nella tua vita, vero?

Cristina: Esatto.
Alfano: Allora ti chiedo di ricollegarti con il nucleo profondo di te stessa. Poni fine a qualsiasi anestesia. Concediti di sentire tutto il malessere, fino in fondo. Smettila di sentirti alquanto insoddisfatta. Sentiti estremamente insoddisfatta. Intensamente frustrata. E’ questo il punto.
Cristina: Cioè? Devo aumentare il disagio? Devo farmi succedere qualcosa che mi produca un maggiore disagio rispetto a quello attuale?
Alfano: No, affatto. Non si tratta di aumentare il disagio. Credimi, dentro di te, nascosto da qualche parte, questo disagio è già molto pieno. Molto intenso. Non c’è possibilità di aumentarlo ancora. Il problema, te lo ripeto, è la tua sconnessione ad esso. Quella che va aumentata è la percezione del disagio.
Devi sentirlo in tutta la sua pienezza. Lascialo “parlare liberamente”. Permettigli di esprimersi senza freni. Fallo emergere totalmente. Poniti questo fine: arrivare a sentire come intollerabile la frustrazione. Se lo farai, sarà proprio questo stato d’animo che ti spingerà inesorabilmente a prendere la decisione giusta. Ovvero: chiudere la tua storia infelice e voltare pagina.
Cristina: Ma come posso fare per riuscirci? Come si arriva a questo stato di intollerabilità? Praticamente dico, c’è un modo, ci sono degli esercizi che posso fare? Me li può indicare?

Alfano: Ne sarò felice. A partire da oggi e nei prossimi incontri, ti descriverò una serie di stratagemmi che potrai usare!

E così feci. Fornì a Cristina una serie di tecniche grazie alle quali, nell’arco di tre settimane, riuscì nell’intento chiudere la nefasta relazione e cominciare una nuova vita.
Caro lettore, le stesse tecniche -se stai vivendo una situazione che ti procura frustrazione- puoi usarle anche tu. Adesso voglio esportele…
…continua…


Tratta dal libro "PUOI CAMBIARE"

1 commento:

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