La depressione è incapacità di rispondere


La depressione è incapacità di rispondere in maniera adeguata.
"Di rispondere a cosa?", vi chiederete. Beh, di rispondere alla vita, alle richieste del mondo esterno, alle nostre e alle altrui esigenze, alle sfide, come alle necessità come al piacere. In senso generale, quindi, per dirla con Alexander Lowen, la depressione è appunto un’incapacità di rispondere.
Nei casi più gravi il depresso può stare delle ore seduto su una sedia con lo sguardo a fissare il nulla, oppure, può dormire tutta la giornata, o ancora, può non avere più cura dei suoi bisogni primari, quali il mangiare, l’igiene personale etc.
In questi casi gravi si riscontra una costante comune, ossia la mancanza totale di energia: ma anche quando non si tratta di casi così gravi una tendenza depressiva viene sempre segnalata da una ricorrente mancanza o quantomeno scarsezza di energia fisica e psicologica. In questo senso tutti passiamo qualche volta stati più meno prossimi alle forme leggere di depressione.
La depressione è una dimensione dell’esistenza molto ampia, che va dalle forme gravi, classificabili come vere e proprie malattie, a quelle quotidiane, che diventano sfumature del carattere, o meglio atteggiamenti passivi rispetto alla vita che ognuno di noi sperimenta in alcune condizioni.
Una caratteristica della depressione, in tutti i suoi gradi, è la chiusura. Il soggetto si chiude in se stesso, prende distanza , in qualche modo diserta dal flusso della quotidianità. La chiusura può manifestarsi in una negazione del proprio corpo e quindi in una mancanza della sua sensibilità. Ogni forma di negazione del proprio corpo può dunque avviare a uno stato depressivo. In questo caso la chiusura è verso il corpo, ma può esserci anche una chiusura verso il presente; è il caso di persone che vivono ancorate nel passato, ai ricordi, o a una persona scomparsa, o a una relazione finita. In quest’altro caso ci si stacca dal presente, si rimane come intrappolati, invischiati in una esperienza non più attuale, o meglio, a volte ci si distacca sia dal presente che dal passato, preferendo in qualche modo restare come a vegetare, piuttosto che essere coscienti e svegli. Voglio dire che si piomba come in una dimensione di limbo, una dimensione ipnotica, in una sorta di sogno fatto di apatia, inerzia, disinteresse, mancanza di consapevolezza, in modo da non essere più consapevoli del dolore provato in passato. Chi non tollera un dolore, può in qualche modo anestetizzarsi, addormentarsi, congelare le sue emozioni, in modo da non provare più nulla, né gioia, né dolore, appunto.
Caratteristiche di un organismo depresso sono rigidità di alcuni muscoli, mollezza di altri, motilità ridotta, respirazione inibita, tendenza a strascicare le parole, tono inespressivo e impersonale, sguardo spento, occhi che non stabiliscono più un contatto. A volte però queste persone riescono a essere efficienti e attive in una sola area della loro vita, magari quella professionale, mentre tutto il resto della loro esistenza viene lentamente perdendo smalto.
La salute di una persona è espressa in maniera direttamente proporzionale dalla gamma dei sentimenti e delle emozioni che può esprimere e sperimentare. La depressione può essere vista anche come una situazione in cui questa gamma è molto scarsa. Ecco allora che per aiutare una persona a uscire dalla depressione bisogna farle recuperare la varietà di queste emozioni e di questi sentimenti che aveva perduto. In altre parole bisogna far recuperare la possibilità di arrabbiarsi a chi l’ha perduta, così come bisogna far recuperare la possibilità di piangere, o di esprimere liberamente sentimenti di tenerezza, a chi non ne è più capace.
La depressione, in tutte le sue forme, può essere combattuta portando la persona che ne soffre a reintegrare quelle emozioni perdute.
I canali espressivi di un depresso, ossia la voce, lo sguardo, il movimento del corpo, sono inibiti, come abbiamo detto. È chiaro dunque che per aiutarlo bisogna aiutarlo a recuperare la vitalità espressiva di questi canali; in altre parole, bisogna farlo rinascere attraverso la consapevolezza piena del proprio corpo e del suo libero movimento.
La Bioenergetica, metodo ideato da Alexander Lowen può aiutare tantissimo il depresso a ritrovare la forza di rispondere alla Vita.

Un ottimo libro terapeutico è Depressione e corpo, di A. Lowen, Edizioni Astrolabio.

5 commenti:

  1. Un depresso puó diventare violento?

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  2. Si. Ma di solito sono stati brevi. Non durano molto.

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  3. si può "nascere" depressi .... avere un'innata tendenza alla depressione, nei geni, nel proprio seme .... o invece sono semplicemente la vita e le circostanze che determinano lo stato di depressione o meno?

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  4. Io credo che tutto, mente, corpo, geni, destino, obbedisca alle nostre più profonde DECISIONI/SCELTE.

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